ensemble circense

Pillafemme, enseble circense, nasce dall’incontro di due percorsi di ricerca personali: Cookies(hula hoop) e QI(tessuto aereo). Questi elaborati consolidati trovano intersezione nel progetto, un estratto del quale è andato in scena in occasione del festival Babele 2.0, rassegna di corti teatrali; a cura Spin Off. Il materiale illustrativo in allegato è frutto di questa presentazione.
Due personaggi in scena vestono la forma estremizzata di modi dell’agire umano nella surreale ambientazione dell’interiorità femminile. Due principi di base: atteggiamento bulimico e razionalità cieca si svolgono simbolicamente nell’atto del mangiare e nella cecità concreta. Queste identità assolute sono tra loro in una relazione ambivalente: l’una esclude l’altra eppure sono reciprocamente bisognose di un contatto, affascinate dalla collisione.
Secondo tecniche circensi le artiste daranno luogo all’incontro/scontro di queste istanze, in un gioco dinamico che trova compimento nella mediazione tra le due; In una scena astratta e senza tempo pulsione e controllo vanno a formare un intero, una mediazione nella quale convivere.
PILLAFEMME, Roma, notte delle streghe 2019 PILLAFEMME, Roma, Notte delle streghe 2019
L’originale progetto di personificare due istanze interiori appartenenti ad uno stesso individuo e tra loro in conflitto si è ampliata sulla base della ricerca nell’ambito dell’archetipo del femminile, dei risvolti della personalità attribuiti alla forza femminile interiore. Ad esso sono riferite capacità di comprensione per immagini e visioni, intuito e percezione dell’occulto. La forza viscerale del femminile viene in luce anche nella irrazionalità, nella mancanza di limiti, in un desiderio famelico, un bisogno di protezione che diviene fusionale, soffocante, e che va a costituire un lato oscuro distruttivo e divorante. Su questo punto motivi ispiratori del progetto sono i tratti delle figure archetipiche delineate da Neumann ne La grande madre;immagini di donna, nelle sue espressioni di madre, figlia, amante, guerriera, strega e veggente. La trama di incontro e mediazione si propone quindi d’essere analisi e sviluppo di quei complessi di caratteristiche che nel tempo si sono trasformati in stereotipi. Queste istanze, in maniera armonica o meno, risiedono in ogni personalità, e lottano per la supremazia.Le artiste in scena presentano allora il duro lavoro di mediazione interiore tra caratteri invadenti e assoluti, in perenne conflitto. Nella forma di un bisticcio a tratti serio, a tratti grottesco è in atto la competizione per emergere in scena, secondo una suggestione derivata da Split.

Fonte di ispirazione sono anche i racconti simbolici dei pazienti di Kesheld e i suoi studi sul trauma e l’anima; l’universo delineato da Bettelheim ne Il mondo incantato, e genericamente i suggestivi studi di Hillman, per le immagini profonde con le quali dipinge il vissuto umano.